Le prime luci dell'alba comparvero tra le fronde e portarono Thule in uno stato d'ansia che fino a quel momento non aveva ancora provato. Era convinto di poter giungere all'appuntamento senza troppi problemi, di attraversare velocemente la foresta, di non incontrare ostacoli, ma l'arrivo delle prime luci avevano fatto crollare tutte le sue certezze.
Prese a correre. Sophova si aggrappò con forza alle sue spalle. I suoi pensieri erano confusi, quasi allarmati. Stava accadendo qualcosa che non riusciva a comprendere, e la sensazione di pericolo era sempre più incombente. A nulla però servirono i suoi avvertimenti tra i pensieri di Thule, ormai colto dal panico.
La corsa non durò a lungo. Tutto accadde senza preavviso. Un rumore secco. Uno strattone violento. Il mondo intero che ruotava attorno al corpo ancora intento a correre. Un forte senso di smarrimento. La perdita di equilibrio. La vista annebbiata, e all'improvviso, la consapevolezza di essere finito in trappola e preda di uno stordimento che fece perdere i sensi a Thule, e alla sua compagna.
Il fuggiasco riprese coscienza quando il sangue alla testa comincio a provocargli forti dolori. Era avvolto in una rete, appeso per i piedi, e circondato da bracconieri.
«Guarda cosa abbiamo pescato oggi!» Esclamò una voce profonda. Un oggetto contundente giocò con il corpo di Thule facendolo ondeggiare delicatamente. Il più alto del gruppo osservava Thule con volto incredulo. Indossava abiti robusti, per quanto logori, e impugnava un fucile di precisione a energia cinetica «Il nostro bottino sembra doppio,» indicò Sophova ai compagni «Con quella femmina potremmo farci bei soldi.»
Gli altri membri del gruppo di bracconieri risero di gusto «Cosa ne facciamo dello schiavo?» chiese il più basso del gruppo, forse più curato nel vestire, ma tarchiato, e con una barba incolta che lo torturava con un prurito continuo, forse perché abitata da parassiti.
«Se non ci sono taglie,» rispose quello che sembrava comandare sugl'altri, altezza media, armato con un dispositivo a energia, con gli occhi coperti da un visore digitale «potremo comunque venderlo al mercato.» valutò attentamente «Avete visto che avambracci? Mi sembra in forma... Di sicuro frutterà bene!».
Thule era caduto dalla padella nella brace. Avrebbe dovuto fare maggiore attenzione. Avrebbe dovuto ascoltare la propria compagna di viaggio. Grugnì di disperazione quando si rese conto di non potersi liberare con la sola forza bruta. Sophova gli comunicò solidarietà per quanto fosse contrariata dalla situazione. Poteva divincolarsi facilmente tra le maglie della rete, ma non se la sentiva di abbandonare il compagno.
«Vediamo di tirarli giù da quel ramo...» suggerì il bracconiere più basso.
«Aspetta!» disse quello più alto «Come facciamo a portarli fino in città? Non possiamo certo liberare quello lì. Grosso com'è, potrebbe creare dei problemi...».
«Potremmo farlo fuori e venderne le carni al macello... Sarebbe più facile...» rise malignamente il più basso.
Thule rabbrividì "Fuggi, tu che puoi" suggerì alla compagna "Non ha senso che ti sacrifichi per me...". Sophova si strinse a lui "No, non lo farei mai... E poi, sento che sta per succedere qualcosa!".
Mentre i bracconieri discutevano su come gestire il bottino, un rumore sordo esplose improvvisamente sopra le loro teste. Un faro abbacinante illuminò la scena come fosse giorno fatto, e l'ombra di un velivolo affilato si arrestò a mezz'aria per interrompere quanto stava accadendo. Una voce metallica esplose disturbando il silenzio irreale della foresta. Era una navicella della sicurezza planetaria. Avevano identificato le tracce dei bracconieri durante il loro attraversamento del bosco, e li avevano colti sul fatto mentre raccoglievano il frutto delle loro trappole.
«Lasciate cadere le armi a terra!» Intimò la voce proveniente dal velivolo «Preparatevi per una ispezione.»
I bracconieri non se lo fecero dire due volte. Il più alto esplose un paio di colpi verso la nave e fuggì tra le fronde del bosco. Il piccoletto imitò il compagno, prendendo però una direzione differente. Il terzo grugnì tra i denti una bestemmia e si dileguò a sua volta.
La nave ruotò su sé stessa per osservare la fuga dei bracconieri. Sembrò valutare le opzioni, ma alla fine decise di atterrare non molto distante da dove Thule era stato catturato.
"E' finita!" disse alla sua compagna "Mi riporteranno al villaggio. Verrò punito. La mia famiglia verrà punita..."
"Non è ancora detto" rispose la creatura accarezzando il volto dell'uomo "Stiamo a vedere cosa accade".
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