Volse lo sguardo alle proprie spalle. L'oscurità non riusciva a coprire i bagliori del villaggio che stava abbandonando. L'oscurità non riusciva a placare i dubbi, i timori, i tormenti che continuavano a tormentare la sua coscienza.
Thule respirava pesantemente. Superare l'argine non era stato semplice quanto aveva creduto. La sua fronte imperlata brillava debolmente della luce riflessa che proveniva dalla periferia. Le piante lo circondavano. Il cielo plumbeo pesava sulle sue spalle. I demoni interiori gravavano su ogni suo singolo passo.
Aveva lasciato casa. Aveva lasciato Getha, la sua compagna. Aveva lasciato Chora, sua figlia.
Era certo di riuscirci, doveva riuscirci, era obbligato a riuscirci.
Getha e Chora non avrebbero potuto sopravvivere a lungo senza di lui. Qualcuno si sarebbe accorto della sua assenza. Le autorità avrebbero preso in mano la situazione, nessuno può essere un peso per la società, e la donna, e la bambina, sarebbero state vendute al miglior offerente.
Avevano una sola chance. Aveva una sola chance. Non poteva fallire.
Si mise in marcia. Il buio lo avvolse. Il villaggio sparì dalla sua vista. Ad accompagnarlo aveva solo il suo respiro, i suoi fantasmi, e un enorme perso sul cuore.
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