Quanto tempo era trascorso dall'ultima occasione in cui aveva rivolto lo sguardo a Ghana? Si trovava ancora sul giusto tracciato? I dubbi attanagliavano Thule mentre si apriva l'ennesimo passaggio tra le piante. La sensazione di essere seguito non lo abbandonava neppure lottando strenuamente contro il proprio istinto di conservazione. Quel luogo era estraniante, alieno, troppo diverso da ciò a cui era abituato, e trascorrervi l'intera notte, o addirittura più notti, non lo allettava proprio.
I pensieri attanagliavano l'attenzione del fuggiasco come un abbraccio soffocante, gli occhi ormai fissavano un traguardo immaginario, il corpo obbediva di riflesso, solo il traguardo era focalizzato nella sua mente, tant'è che non si accorse del sorgere si Sopha se non quando il tenue bagliore di Ghana fu soffocato dall'astro appena comparso.
Thule trasalì quando capì di non avere più una guida certa. Arrestò il proprio passo e si mise in attesa di un suggerimento. Doveva raggiungere il punto di ritrovo, assolutamente, o la sua fuga sarebbe stata completamente inutile.
Fu in quel momento di panico che si accorse di essere osservato, di non essere solo tra il folto delle piante. Si volse di scatto. Due occhi gialli lo fissavano tra il fogliame. Un rumore sommesso. La consapevolezza improvvisa che il lavoro dei bracconieri non era stato poi così certosino come essi stessi assicuravano nelle taverne, facendo tintinnare le loro bisacce ricolme di crediti.
La creatura avanzò cautamente, scivolando tra il fogliame, i rami, e le radici, come se il proprio corpo fosse un fluido capace di adattarsi agli spazi disponibili, e di evitare il contatto con ogni tipo di ostacolo. Il manto cessò di essere indistinguibile, mutò delicatamente verso il suo colore naturale, sempre che ne avesse uno. Oro punteggiato di macchie catramate. Un campo di grano punteggiato di arbusti silvestri. Quando la mutazione fu completa, l'essere si mise in attesa sulle sue sei zampe. Quattro di esse lo sostenevano, una era impegnata a pulire la dentatura color avorio da una qualche scoria. L'ultima era sospesa a mezz'aria, come indecisa sul da farsi.
Non pareva aggressiva, piuttosto trasmetteva curiosità, per lo meno questa era la sensazione di Thule, che istintivamente si chinò per portare il proprio sguardo al livello della creatura. Seppur intimorito dalla situazione, l'incontro non richiamava un senso di allarme imminente. Per certi versi, si stupì di essere attratto verso quella creatura, così allungò le mani verso di essa, lentamente, delicatamente.
Il primo passo spettò all'animale. Si mosse sinuoso, lento ma non guardingo, e neppure aggressivo. Si stava formando una sorta di legame di fiducia.
Sopha osservava dall'alto il primo contatto, illuminava quell'angusto spazio apertosi nella foresta per donare la giusta enfasi all'evento imprevisto.
L'animale fece un balzo e agilmente si aggrappò all'avambraccio destro di Thule. Prima che egli potesse fare alcunché, salì agilmente fino alla spalla, e lì si adagiò comodamente. Il pelo morbido, profumato di natura selvaggia, a contatto con la pelle intirizzita del fuggiasco, agì come una carezza rassicurante. Il gesto amichevole fu siglato da un ulteriore avvicinamento, il capo della creatura toccò quello del fuggiasco, chiuse gli occhi, emise un suono delicato e armonico.
Thule stupito di quanto stava accadendo, ma ancora di più dalla sua propensione ad accettare la situazione surreale in cui si trovava, si domandò cosa volesse l'animale da lui. Non sapeva neppure a quale specie appartenesse, ma era consapevole che presto le sue lacune si sarebbero colmate.
Un pensiero improvviso avvolse la sua mente. Amicizia, affetto, fiducia, e un messaggio chiaro quanto le acque del ruscello che scorreva a valle del suo villaggio.
"Ti guiderò io verso il luogo a cui sei destinato."
La creatura era dunque dotata di capacità mentali, era intelligente, ed era lì per lui.
"Come ti devo chiamare?" chiese senza proferire parola.
Lo sguardo della creatura si volse alla nuova luna nascente. In quell'istante capì che era una femmina.
"Sophova", suggerì.
Un senso di piacere lo avvolse con calore. Thule capì di non essere più solo nella sua folle impresa. Annuì debolmente, e riprese il proprio cammino, dando un ultimo saluto alla piccola Ghana, che forse non avrebbe mai più rivisto.
Nessun commento:
Posta un commento